Vi propongo questo ottimo articolo di Stefano Zecchinelli, ripreso dal sito linterferenza.info, che parla dell'ingannevole sovranismo delle destre post-fasciste e del filo-sionismo della Le Pen.
Il neoliberismo di Marine Le Pen e la sua lunga marcia verso Israele
1)L’affermazione politica del Front Nazional e la
diffusa fascinazione che sta esercitando questa forza politica su molti
settori popolari, mi spinge a riprendere alcune mie lontane riflessioni
riguardanti questa organizzazione di estrema destra, neo-liberista e,
come vedremo, filo-sionista. Mi accingo, dunque, ad analizzare gli
stretti rapporti che intercorrono fra neofascismo e sionismo e fra la
destra post-neo-fascista ed Israele. L’articolo pubblicato su questo
giornale http://www.linterferenza.info/contributi/lestrema-destra-neofascista-manovalanza-degli-usa-e-di-israele/
si propone di inquadrare ideologicamente la destra postfascista
all’interno del più vasto campo della ideologia neoconservatrice Usa.
Proprio a partire da questo assunto vedremo come il progetto imperialistico di Marine Le Pen sia funzionale ai progetti imperialistici israeliani che troverebbero nella Francia neocolonialista un valido appoggio. I lavori di ricerca che propongo all’attenzione dei lettori, infatti, hanno una comune radice: individuando nell’ “islamofobia” l’elemento che accomuna il neofascismo tradizionale e molte organizzazioni della destra radicale filo statunitensi e filoisraeliane.
Il caso del Front National è eloquente ma prima di tutto è importante dimostrare che questa organizzazione non ha nulla di progressista per quanto riguarda il suo programma politico ed economico.
Per dimostrare l’estraneità della Le Pen a qualsiasi autentica critica del capitalismo spenderò qualche parola sul “sovranismo di destra” che caratterizza questa organizzazione, prodotto diretto del neofascismo, anche se bisogna evitare semplificazioni fuorvianti che ci porterebbero fuori strada..
Parto quindi da un discorso pronunciato nel 2011 proprio dalla signora Marine Le Pen che dice: ‘’ Oggi non abbiamo più il controllo delle nostre frontiere perchè, dopo aver soppresso le nostre frontiere nazionali, abbiamo ceduto l’integrità territoriale francese ed europea ad un organismo europeo denominato Frontex. E siccome ho appena parlato di anonimato, faccio una domanda : I francesi sanno cosa sia il ’Frontex’? No, non lo sanno di certo’’. Il nazionalismo, ogniqualvolta si è spostato a destra ( per poi restarci definitivamente) ha preso in esame, solo ed esclusivamente, questioni di confine ( Istria, Dalmazia, Trieste, ecc … ) ma mai di sovranità concepita come controllo e gestione delle risorse da parte di un governo popolare.
Fedele alla tradizione delle destre ( per loro stessa natura colonialistiche ed anti-popolari ) Marine Le Pen parla di sovranità ponendo il problema del controllo delle frontiere. E’ bene entrare nel merito dato che c’è molta confusione. Come prima cosa, chi vuole inquadrare il problema, deve mettersi in testa che le destre europee e occidentali non possono avere nessun titolo nel porre la questione della sovranità nazionale/popolare, intesa come controllo e gestione democratica e popolare delle risorse (naturali ed umane) di un territorio o di uno stato, per la semplice ragione che sono sempre state in prima fila nel portare avanti politiche colonialiste e imperialiste finalizzate a sfruttare i popoli, ad espropriarli delle risorse naturali e ad imporre con la forza regimi coloniali, infischiandosene completamente di quella sovranità che esse per prime calpestavano (questo vale per tutti i paesi europei, compreso l’imperialismo straccione italiano ).
Non è un caso che la Le Pen celebri De Gaulle, il più lucido esponente dell’imperialismo francese, in questo modo: ‘’ Questi bei signori, per così dire illuminati, si sono forse dimenticati che la Francia è stata definita nella sua storia la «grande nazione» e che il genio del suo popolo l’ha fatta risplendere nel mondo intero? Bisogna forse ricordare loro che durante i secoli, il nostro Paese ha gestito l’intera emissione della propria moneta nazionale con il più grande beneficio per la sua economia e la sua prosperità? Si sono forse dimenticati che alla fine della guerra, c’è stata l’indipendente determinazione del Generale de Gaulle di rifiutare di vedersi imporre una valuta USA che i liberatori americani avevano importato insieme ai loro mezzi militari?’’
Certo, è proprio così, se si sostiene l’idea di un imperialismo francese (e quello di De Gaulle fu il più coerente tentativo di creare un polo imperialistico europeo) bisogna necessariamente provare a svincolarsi dall’imperialismo americano. Resta però un problema: l’anti-americanismo per essere coerente e conseguente deve trasformarsi anche in antimperialismo (e anti-occidentalismo) mentre, le destre, sono perfettamente integrate nella cultura colonialistica e imperialistica occidentale ( questo lo ha spiegato bene l’intellettuale palestinese Edward Said che non a caso ha parlato di “Occidentalismo” ). Questo fa si che l’anti-americanismo della Le Pen sia solo di facciata. La lady sionista ( questa vuole essere una provocazione, quindi il lettore la colga in pieno!) parla di sovranità monetaria tenendo per mano il padrone di Tel Aviv e strizzando l’occhio a quello di Washington. Se non capiamo questo non cogliamo la sostanza dell’intera questione..
Ricordiamo anche che De Gaulle per difendersi dagli anglo-americani si mise nelle mani della famiglia Rothschild, scegliendo come primo ministro il procuratore della Banca centrale, George Pompidou, accusato poi dai gaullisti di sinistra di essere un anglofilo. Frequentazioni poco socialiste, soprattutto per uno (De Gaulle) che in Algeria e in Indocina si è sporcato le mani (di sangue…).
In estrema sintesi ritengo che le caratteristiche delle estreme destre europee, con prospettive di governo, siano queste:
(1) Insistono sulla sovranità senza portare nessuna reale critica all’imperialismo; il loro slogan (quello con cui raccolgono consensi) è “fuori gli immigrati” e non certo ‘’fuori la Francia e l’Europa dalla NATO’’.
(2) Il Front National si è di fatto configurato come l’ultima spiaggia delle rachitiche borghesie nazionali francesi messe relativamente nell’angolo dal grande capitale internazionale. Oggi i bianchi colonizzano i bianchi e l’imperialismo Usa si è potuto appoggiare, anche in Europa, a borghesie compradore simili, per molti aspetti, ai commissari dei Paesi Coloniali della metà del ‘900.
Che dire? Da questo punto di vista Napolitano, Monti e Sarcozy, sono molto simili a Pinochet, Mobutu e Suharto. Non siamo in presenza della repressione del dissenso politico ma la funzione socio-economica è sostanzialmente identica.
2. Altri brevi rilievi: (1) l’islamofobia; (2) il passato glorioso della Francia a cui allude la signora Le Pen.
(1) Con l’islamofobia Marine Le Pen scimmiotta l’ideologia dei neo-conservatori Usa. Proporrei una duplice lettura: (1) l’ideologia neo-conservatrice nasce in Europa ( Spengler, Schmitt, Evola, ecc … ) e poi viene esportata negli Usa ( Leo Strauss, Novak, Pipes, ecc … ), quindi per comprendere la sottomissione dei gruppi dominanti europei a quelli d’oltre oceano bisogna considerare anche il riciclaggio delle vecchie destre, che da pan-europeiste si trasformano in pan-atlantiste; (2) una guerra imperialistica, combattuta con armi e tecnologia sofisticatissima, necessita di una guerra ideologica preventiva. Concetti come ‘’scontro di civiltà’’, ‘’supremazia del mondo occidentale’’, ‘’assolutizzazione del concetto di democrazia’’ e ‘’totalitarismo’’ si adattano benissimo non solo agli interessi dell’imperialismo USA ma anche a quelli dell’imperialismo francese. Le vie dell’imperialismo sono infinite e l’odio verso l’Islam di Madame Le Pen ha delle ragioni socio-economiche che vanno oltre la mediocrità culturale del soggetto in questione.
(2) La ‘’grande Francia’’, dice la Le Pen. E’ chiaro che alla radice c’è una ideologia social-sciovinistica tipica della piccola borghesia che peraltro ha avuto risvolti comici negli Stati Uniti (si pensi al “gingoismo”). La difesa dei particolarismi (cosa ben diversa dalla difesa della sovranità nazionale) si traduce sempre in una sorta di superiorità o di supremazia etnica (di carattere ‘’razziale’’ e nazionale). Ecco, dunque, servita su un piatto, la matrice ideologica dell’imperialismo.
Marine Le Pen ha ricevuto messaggi di stima da parte dalle centrali sioniste occidentali; il suo partito si rifà all’esperienza politica della Repubblica di Vichy e raccoglie reduci della organizzazione terroristica, filo-sionista e filo-americana, chiamata OAS ( legata all’Aginter Press e sotto il controllo diretto della CIA). La stessa potenza imperialistica Usa potrebbe ad esempio, in queste circostanze, utilizzare una “capo popolo” filo-colonialista per destabilizzare l’Algeria, paese nella lista nera della CIA. In parole povere, se in buona sostanza la Le Pen è un’ultima risorsa per la borghesia nazionale francese, è altrettanto certo che gli Usa non hanno nulla di cui temere da una sua eventuale affermazione politica che la portasse alla guida del paese.
I movimenti politici si giudicano partendo (1) dallo studio della loro genesi storica, (2) dalla analisi della natura di classe che questi hanno e (3) dalla individuazione della base sociale e del consenso ottenuto quindi – come direbbe Gramsci – dal loro blocco storico. Il lepenismo è un direttissimo prodotto del movimento reazionario di Poujade chiamato l’Unione della Difesa dei Commercianti e Artigiani (UDCA), un movimento che negli anni ‘50 difendeva la piccola borghesia sia contro il proletariato che contro “lo Stato vampiro”. Scusate ma questo antistatalismo non fu, in seguito, proprio lo slogan propagandistico di Ronald Reagan il quale, una volta, in televisione, rivolgendosi alla piccola borghesia americana, tagliò una banconota e disse:”lo Stato vi sta facendo questo”?. E non fu forse proprio il reaganismo l’anticamera di un nazional-neoliberismo che pose le basi per le aggressioni militariste dell’era Bush creandone le condizioni propizie? Madame Le Pen, come dicevamo, è l’ultima spiaggia per il colonialismo europeo; gli sono per ora sfavorevoli i rapporti di forza ma non è detto che la situazione non possa cambiare. Qualcuno obietterà:”Ma la Le Pen, se leggiamo con attenzione il suo programma, chiede uno Stato corporativo”. E’ possibile accettare in parte questa obiezione ed ammettere che il FN mescoli statalismo e neoliberismo (se è per questo anche il primo Mussolini) ma faccio anche notare come storicamente molti movimenti neocorporativisti divennero, al potere, neoliberisti. Un esempio su tutti è il movimento gremialista cileno di Guzman che divenne la lunga mano di Milton Friedman e degli Usa in Cile, dopo il golpe. Marine Le Pen ha forse mai rinnegato l’esperienza pinochetista? Ogni movimento politico deve fare sempre i conti con la storia, non si può transigere su questo; in caso contrario sarebbe una sorta di alieno politico e di certo il neofascismo non è tale.
Come giustamente obiettò Moreno Pasquinelli in risposta a Costanzo Preve: ‘’ Il sovranismo nazionale di per sé, se non è una convenzione semantica, è solo un concetto che, calato nella pratica, può assumere diverse forme, e alle forme corrispondono diversi contenuti. Il sovranismo può essere revanchista, reazionario, sciovinista, razzista, fascista e imperialista, come appunto quello del Fronte Nazionale francese, o può essere, al contrario, antimperialista, socialista, internazionalista e rivoluzionario. Tra i più accaniti sovranisti, ad esempio, si annoverano nord-americani e israeliani, di cui speriamo Preve non nutrirà alcuna ammirazione — e che non vorrà, per una tarda infatuazione di matrice idealistica dello Stato-nazione, porre sullo stesso piano dei patriottismi cubano o palestinese’’.
Il patriottismo è da salutare positivamente quando ha un suo coerente percorso di natura socialista e antimperialista. In virtù di ciò è da accogliere senz’altro positivamente lo spirito patriottico dei socialisti venezuelani e cubani, degli Hezbollah e di Hamas, ma mai di forze che hanno avuto legami con le destre fasciste e il colonialismo. Ogni autentica forza politica socialista e progressista europea deve innanzitutto recidere ogni legame con il passato imperialistico dello stato e della nazione di cui fa parte.
Il sovranismo della Le Pen (1) non prende in considerazione seriamente nessuna questione sociale interna ( quindi figuriamoci se può prendere in considerazione i diritti delle classi lavoratrici ), (2) come abbiamo già detto, è orientato verso un capitalismo corporativo senza, oltretutto, rinunciare al neo-liberismo.
In questo, la Le Pen al pari di Orban ( e forse, un domani, dei bonapartisti post-berlusconiani in Italia ), propone una ‘via nazionale al capitalismo neo-liberista’, svincolando, in parte ( in parte per i motivi suddetti ) la borghesia francese dai dettati degli Stati Uniti. Credo che dovremmo riflettere su questo aspetto: non solo la Le Pen si guarda bene dal proporre la nazionalizzazione della Banca Centrale, ma si oppone solo alla libera circolazione delle persone ( come la Lega Nord, del resto ), permettendo ( e promuovendo ? ) la libera circolazione dei capitali. Il FN oltre ad essere filo colonialista e neoliberista ha profonde radici razziste. Cosa fomenta la signora Le Pen? Un ritorno in grande stile al razzismo antiarabo che è una delle principali vergogne d quella Grande Francia a cui lei fa riferimento. Chi simpatizza per la signora Le Pen non può continuare a decontestualizzare la critica all’Euro senza ricollegarla a tutta una serie di politiche sociali conseguenti. Come ignorare il razzismo del FN e non pensare che un partito politico non può scrollarsi dalla sera alla mattina di quella che è stata la sua ragion d’essere (e sulla quale ha da sempre raccolto consensi). E’ davvero ingenuo questo modo di procedere, è come pensare che sia possibile uno spostamento a sinistra di ex militanti del MSI ( Movimento Sociale Italiano ), una cosa che non sta né in cielo e né in terra.
Credo, oltretutto, che sbagli di grosso chi crede che il Front National sia strategicamente contro l’Unione Europea, e suggerisco a questi commentatori di operare una distinzione fra tattica e strategia politica, fra gli slogan, la propaganda e l’orientamento strategico di un movimento. Il FN è contro una UE che abbia come centrale di comando Londra, quindi propone una revisione degli ultimi passaggi di questo processo di integrazione – principalmente dal 1992 in poi – guardando con favore ad un Asse Parigi-Berlino. Per fare questo è necessario il consenso di una parte dell’oligarchia russa e soprattutto di Israele, la patria del sionismo più bellicoso.
Quindi che cos’è il FN ? Il FN è una organizzazione di destra anticomunista ( antipopolare e razzista ) che si oppone ad ogni forma di vero progresso sociale. La matrice ideologica è quella della destra statunitense e dei neocon: (1) supremazia bianca (2) antisocialismo e militarismo; (3) razzismo ed islamofobia. In cosa si differenzia la Le Pen da Bush ? Praticamente in nulla, ideologicamente parlando, solo che per garantire la ripresa della tradizione colonialista francese ( e qui sta la differenza ), Marine Le Pen deve defilarsi geopoliticamente e cercare l’appoggio dei settori più tradizionalisti della Russia.
Il sostegno di Israele al FN è cruciale ed è bene portare alcuni esempi.
Nel novembre del 2011 Marine Le Pen incontra a New York l’ambasciatore israeliano negli Usa, Ron Prosor. Nonostante Israele pubblicamente non tratti l’episodio con entusiasmo, sottobanco i rapporti crescono.
Nello stesso anno il vicepresidente, Louis Aliot, parte per Tel Aviv accompagnato dal sionista di ferro, un militarista likudista, Michel Thooris. Questo signore è un apologeta della politica simil-fascista di Netanyahu e giustificò l’aggressione imperialista contro il Libano nel 2006 ed il massacro perpetrato durante l’operazione “Piombo Fuso” nel 2008. I rapporti si stringono e Thooris sarà accanto la Le Pen nelle elezioni del 2012. Sempre Aliot rassicurò la lobby sionista che la Francia avrebbe appoggiato sempre Israele contro il mondo arabo e islamico e Marine Le Pen prese le difese dei picchiatori razzisti della Lega di difesa ebraica.
Non per essere ripetitivo ma il FN si accompagna in Europa ai seguenti partiti ultranazionalisti. Non è la prima volta che riportiamo un breve elenco delle destre europee ma è bene riprenderne visione:
Bloc Identitaire (Francia), British National Party (UK), CasaPound Italia (Italia), Dansk Folkeparti (Danimarca), English Defence League (UK), Front National (Francia), Partij voor de Vrijheid (PVV, Olanda), Die Freiheit (Germania), Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ, Austria), Fremskrittspartiet (Norvegia), Lega Nord (Italia), Perussuomalaiset (Finlandia), Sverigedemokraterna (Svezia) e Vlaams Belang (Belgio).
Cosa salta all’occhio dell’osservatore scrupoloso? In primis si mescolano organizzazioni neofasciste ( come i belgi di Vlaams Belang, il Bloc Identitaire francese e l’italiana CasaPound ) con organizzazioni della destra tradizionalista ma anche neoliberista ( es. la Lega Nord ). Ancora: tutte queste organizzazioni sono filoisraeliane e alcune fanno anche apologia del sionismo ( si pensi agli olandesi di Partij voor de Vrijheid il cui leader vanta pubblicamente stretti rapporti col Mossad ). La Lega Nord, in Italia, è l’anello di congiunzione fra la destra neoliberista e quella neofascista e non a caso Mario Borghezio vanta stretti rapporti sia con reduci stragisti di Avanguardia Nazionale (ha partecipato ad un recente convegno, nel Lazio, presieduto dal terrorista nero Stefano Delle Chiaie ) che con l’atlantica CasaPound. E’ in quest’ ottica – legami fra neofascismo, servizi segreti e simpatie per l’ideologia neoconservatrice Usa – che dobbiamo leggere i viaggi a Washington e a Tel Aviv di alcuni membri del FN? Eppure già i reduci dell’OAS che fondarono il FN furono appoggiati dal Mossad nella lotta contro i patrioti algerini e il “nasserismo”. In quali termini i rapporti si sono evoluti? Possiamo porre questa domanda: dall’appoggio occulto – servizi segreti e stragismo – si è passati alla progettualità politica? La Le Pen sarà la donna di Israele e della lobby sionista in Francia? Aspettiamo a dirlo ma le domande poste hanno un loro fondamento e mi pare che il cuore della questione sia proprio questa. Faccio una provocazione: il Front National potrebbe essere il volto legale dell’Aginter Press (organizzazione anticomunista che si infiltrò in molti movimenti degli anni ’70 ed etero diretta della CIA ). Certo, si tratta di affermazioni forti ma una seria riflessione politica non può escluderlo affatto.
Molti giornalisti hanno sottolineato l’appoggio di singoli intellettuali – come Alain Soral – che da filo-arabi hanno finito per appoggiare il FN. Ma gli intellettuali, spesso vanitosi e alla costante ricerca di visibilità (in Italia abbiamo numerosi esempi), sono spesso disposti a tutto pur di finire sulla copertina di un magazine di grido. Come, invece, ignorare un’ intera macchina burocratica che si è mossa in direzione di Tel Aviv ? Come fare finta di nulla e non vedere che si è costituita una vera e propria Internazionale islamofoba, con i partiti prima citati, e che il FN è ben incastonato in questo sistema? Credo che sia necessario capire che non è il singolo intellettuale e le sue fissazioni mentali a ‘fare un movimento’ ma la prospettiva complessiva – sia in termini di politica interna che estera – di questo, oltre alla sua capacità di riciclarsi, ossia la sua vocazione trasformistica ed opportunista. La prossimità fra il partito lepenista e l governo israeliano è evidente.
Fino ad ora l’elemento che abbiamo messo maggiormente a fuoco è il carattere neoliberista dell’ organizzazione politica guidata da Marine Le Pen. Chiediamoci cosa potrebbe succedere se quest’ultima applicasse il suo programma; che risultati potrebbero scaturirne? Cosa succederebbe se il FN governasse la Francia ?
Il risultato non potrebbe che essere una macelleria sociale interna unita ad una sempre crescente aggressività imperialistica della potenza francese. Un programma razzista ed anti-operaio che ha portato dentro il FN il peggio della società francese: dalle masse “plebeizzate” alla piccola borghesia arrabbiata, dai grandi capitalisti alle centrali sioniste,dalle attrici e pornostar in carriera ai bottegai. Uno schieramento di forze che riesce a coniugare spinte e pulsioni xenofobe e razziste con il sostegno al sionismo. La qual cosa non ha di certo preoccupato gli Usa dato che questa signora, prima delle elezioni del 2012, ‘’ È poi volata a New York ai primi di novembre e ha incontrato per 20 minuti l’Ambasciatore d’Israele all’Onu, Ron Prosor. E il quotidiano Haaretz le concede una possibilità, purché la condanna dell’anti-semitismo sia “chiara e forte”. A Palm Beach, Marine ha cenato con 200 repubblicani del Tea Party da Bill Diamond, finanziatore ebreo di Rudolph Giuliani. E per un soffio non è stata accolta da vip al Museo della Shoah a Washington. Che il secondo turno sia dietro l’angolo?’’.
Ci spiegassero i sostenitori del superamento della dicotomia destra/sinistra se questa signora è in grado di destabilizzare il sistema di comando che poggia sulla NATO e sull’Euro. Per quanto mi riguarda, non resta che seguire il monito di Virgilio che disse a Dante “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Una cosa sola: di fronte ad un tentativo di svolta reazionaria e neoliberista le classi lavoratrici dovranno ricorrere ad ampie mobilitazioni.
Approfondimenti
1. Giorgio Galli in un suo lavoro sulla destra europea scrive : ‘’La ferita di Dien Bien Phu e di Algeri non si è mai rimarginata. Essa ha impedito, con i suoi riflessi sull’orgoglio gollista, un più rapido processo di unificazione dell’Europa nella fase di ascesa del riformismo. I legionari e i paras d’Indocina e di Algeri, i loro superstiti ufficiali ( i ‘soldats perdus’ di De Gaulle ) che hanno inseguito la disperata avventura dell’OAS, sono, sinora, gli ultimi eroi combattenti della destra radicale europea e nello stesso tempo coloro che le hanno lasciato in eredità passiva l’occasione mancata costituita dall’unificazione europea. I loro continuatori sono i combattenti americani nel Vietnam, di cui si tratterà nel capitalismo successivo’’ ( Giorgio Galli, La crisi italiana e la Destra internazionale, Arnoldo Mondadori Editore ).
La destra radicale post-fascista, in funzione anti-comunista, diventò uno strumento provocatorio e stragista degli Usa: i neofascisti hanno appoggiato Israele contro i popoli arabi e la Rhodesia bianca contro i movimenti di liberazione nazionale africani. Hanno appoggiato il Sudafrica razzista ed esaltato tutti i colpi di stato neo-liberisti appoggiati dalla CIA.
La svolta filo-americana della destra pan-europeista ( da sempre apparentata con molte organizzazioni sioniste, si pensi all’accordo del regime nazista con la borghesia ebraica, nel 1935, a Praga ) riflette la debolezza delle classi dirigenti europee. Gli aspetti che mi sembrano importanti, in questo caso, sono due: (1) per mantenere il loro potere e contenere il movimento operaio quelle stesse calssi dirgenti non potevano che mettersi al servizio di Washington (quindi insozzarsi le mani per conto di un padrone molto più potente ); (2) un ruolo di primo piano venne affidato ai militari ed ai servizi segreti ( dai neofascisti definiti i ‘corpi sani dello stato’ ) i quali, in modo criminale, cercarono di difendere le manovre imperialistiche dei singoli paesi all’interno della NATO.
2. Il carattere filo-imperialista della Le Pen è confermato anche dal modo attraverso cui questa signora filo sionista ha salutato l’ aggressione imperialistica al Mali:
“Miei cari compatrioti della Francia metropolitana, d’oltremare e stabiliti all’estero, si impone un’illuminazione politica sull’offensiva lanciata dalla Francia contro i fondamentalisti islamici nel Mali. Sì, lo sapete, noi sosteniamo l’operazione francese. Perché è una risposta legittima alla richiesta del governo moderato di un paese amico, francofono e alleato storico della Francia. La Francia potenza mondiale, la Francia potenza d’equilibrio ha dei doveri particolari nel mondo, che si onorerà nell’interesse delle nazioni amiche e nel nostro interesse superiore quando la causa è giusta. È il caso questa volta. Tanto più che la Francia e il Mali sono legati da una cooperazione di difesa, cosa che rende del resto molto superficiali e inutili i dibattiti sul coinvolgimento o non della NATO o dell’Unione europea. La Francia è una grande potenza, che ha le capacità di effettuare autonomamente quando necessario, senza avere bisogno di essere necessariamente il vassallo di qualcuno. Se le coalizioni sono a volte necessarie, spetta alla Francia e solo ad essa determinare l’interesse o no della sua partecipazione. L’avanzata islamista nel Mali deve essere interrotta. Mi fido dei nostri soldati coraggiosi e del nostro esercito per pervenirvi al più presto possibile. Permettetemi a questo punto un pensiero commosso e rattristato per le famiglie dei nostri soldati già scomparsi in questa operazione e per le vittime francesi del tentativo di liberazione del nostro ostaggio in Somalia. La loro morte non sarà stata inutile, ed è per la Francia che il combattimento sarà stato condotto con coraggio. Da questo intervento nel Mali dipende la sicurezza della regione, la sicurezza dei nostri connazionali e la sicurezza dell’Europa e la Francia, che non hanno alcun interesse a vedere lo svilupparsi un nuovo scomparto fondamentalista a migliaia di chilometri dai loro confini e che potrebbe, senza un intervento, diffondersi domani in numerosi altri paesi africani.”
Tutto ciò a discapito del diritto all’autodeterminazione del popolo del Mali che ha dimostrato, memore peraltro dei crimini del colonialismo francese, un forte sentimento anti-coloniale opponendosi, armi in pugno, all’aggressione neo-coloniale.
La Le Pen parla per bocca dei capitalisti francesi ma quando dice ‘’ L’avanzata islamista nel Mali deve essere interrotta’’, non può che avere il plauso di Tel Aviv.
3. In questa intervista Le Pen padre, a dimostrazione del suo servilismo verso la CIA esalta Pinochet, e a comprova della sua fede fascista difende Franco. E’ l’emblema del neofascismo passato armi e bagagli dalla parte dell’imperialismo americano, cosa che, anche ora, i ‘fascisti euroasiatici’, hanno problemi a confutare e rinnegano con una certa vergogna, vergogna per il loro inglorioso ed oscuro passato. http://www.youtube.com/watch?v=zJ3-G78vQ-0
Ricordo anche, per concludere, che Jean Marie Le Pen fu paracadutista dell’esercito francese nelle guerre coloniali in Indocina, durante l’aggressione del ’56 a Suez ( aggressione sostenuta da Israele ) e prese parte alla Battaglia di Algeri contro il Fronte di liberazione nazionale algerino. Quanto ha influito tutto questo sulla formazione di Marine?
originale: http://www.linterferenza.info/esteri/il-neoliberismo-di-marine-le-pen-e-la-sua-lunga-marcia-verso-israele/
Proprio a partire da questo assunto vedremo come il progetto imperialistico di Marine Le Pen sia funzionale ai progetti imperialistici israeliani che troverebbero nella Francia neocolonialista un valido appoggio. I lavori di ricerca che propongo all’attenzione dei lettori, infatti, hanno una comune radice: individuando nell’ “islamofobia” l’elemento che accomuna il neofascismo tradizionale e molte organizzazioni della destra radicale filo statunitensi e filoisraeliane.
Il caso del Front National è eloquente ma prima di tutto è importante dimostrare che questa organizzazione non ha nulla di progressista per quanto riguarda il suo programma politico ed economico.
Per dimostrare l’estraneità della Le Pen a qualsiasi autentica critica del capitalismo spenderò qualche parola sul “sovranismo di destra” che caratterizza questa organizzazione, prodotto diretto del neofascismo, anche se bisogna evitare semplificazioni fuorvianti che ci porterebbero fuori strada..
Parto quindi da un discorso pronunciato nel 2011 proprio dalla signora Marine Le Pen che dice: ‘’ Oggi non abbiamo più il controllo delle nostre frontiere perchè, dopo aver soppresso le nostre frontiere nazionali, abbiamo ceduto l’integrità territoriale francese ed europea ad un organismo europeo denominato Frontex. E siccome ho appena parlato di anonimato, faccio una domanda : I francesi sanno cosa sia il ’Frontex’? No, non lo sanno di certo’’. Il nazionalismo, ogniqualvolta si è spostato a destra ( per poi restarci definitivamente) ha preso in esame, solo ed esclusivamente, questioni di confine ( Istria, Dalmazia, Trieste, ecc … ) ma mai di sovranità concepita come controllo e gestione delle risorse da parte di un governo popolare.
Fedele alla tradizione delle destre ( per loro stessa natura colonialistiche ed anti-popolari ) Marine Le Pen parla di sovranità ponendo il problema del controllo delle frontiere. E’ bene entrare nel merito dato che c’è molta confusione. Come prima cosa, chi vuole inquadrare il problema, deve mettersi in testa che le destre europee e occidentali non possono avere nessun titolo nel porre la questione della sovranità nazionale/popolare, intesa come controllo e gestione democratica e popolare delle risorse (naturali ed umane) di un territorio o di uno stato, per la semplice ragione che sono sempre state in prima fila nel portare avanti politiche colonialiste e imperialiste finalizzate a sfruttare i popoli, ad espropriarli delle risorse naturali e ad imporre con la forza regimi coloniali, infischiandosene completamente di quella sovranità che esse per prime calpestavano (questo vale per tutti i paesi europei, compreso l’imperialismo straccione italiano ).
Non è un caso che la Le Pen celebri De Gaulle, il più lucido esponente dell’imperialismo francese, in questo modo: ‘’ Questi bei signori, per così dire illuminati, si sono forse dimenticati che la Francia è stata definita nella sua storia la «grande nazione» e che il genio del suo popolo l’ha fatta risplendere nel mondo intero? Bisogna forse ricordare loro che durante i secoli, il nostro Paese ha gestito l’intera emissione della propria moneta nazionale con il più grande beneficio per la sua economia e la sua prosperità? Si sono forse dimenticati che alla fine della guerra, c’è stata l’indipendente determinazione del Generale de Gaulle di rifiutare di vedersi imporre una valuta USA che i liberatori americani avevano importato insieme ai loro mezzi militari?’’
Certo, è proprio così, se si sostiene l’idea di un imperialismo francese (e quello di De Gaulle fu il più coerente tentativo di creare un polo imperialistico europeo) bisogna necessariamente provare a svincolarsi dall’imperialismo americano. Resta però un problema: l’anti-americanismo per essere coerente e conseguente deve trasformarsi anche in antimperialismo (e anti-occidentalismo) mentre, le destre, sono perfettamente integrate nella cultura colonialistica e imperialistica occidentale ( questo lo ha spiegato bene l’intellettuale palestinese Edward Said che non a caso ha parlato di “Occidentalismo” ). Questo fa si che l’anti-americanismo della Le Pen sia solo di facciata. La lady sionista ( questa vuole essere una provocazione, quindi il lettore la colga in pieno!) parla di sovranità monetaria tenendo per mano il padrone di Tel Aviv e strizzando l’occhio a quello di Washington. Se non capiamo questo non cogliamo la sostanza dell’intera questione..
Ricordiamo anche che De Gaulle per difendersi dagli anglo-americani si mise nelle mani della famiglia Rothschild, scegliendo come primo ministro il procuratore della Banca centrale, George Pompidou, accusato poi dai gaullisti di sinistra di essere un anglofilo. Frequentazioni poco socialiste, soprattutto per uno (De Gaulle) che in Algeria e in Indocina si è sporcato le mani (di sangue…).
In estrema sintesi ritengo che le caratteristiche delle estreme destre europee, con prospettive di governo, siano queste:
(1) Insistono sulla sovranità senza portare nessuna reale critica all’imperialismo; il loro slogan (quello con cui raccolgono consensi) è “fuori gli immigrati” e non certo ‘’fuori la Francia e l’Europa dalla NATO’’.
(2) Il Front National si è di fatto configurato come l’ultima spiaggia delle rachitiche borghesie nazionali francesi messe relativamente nell’angolo dal grande capitale internazionale. Oggi i bianchi colonizzano i bianchi e l’imperialismo Usa si è potuto appoggiare, anche in Europa, a borghesie compradore simili, per molti aspetti, ai commissari dei Paesi Coloniali della metà del ‘900.
Che dire? Da questo punto di vista Napolitano, Monti e Sarcozy, sono molto simili a Pinochet, Mobutu e Suharto. Non siamo in presenza della repressione del dissenso politico ma la funzione socio-economica è sostanzialmente identica.
2. Altri brevi rilievi: (1) l’islamofobia; (2) il passato glorioso della Francia a cui allude la signora Le Pen.
(1) Con l’islamofobia Marine Le Pen scimmiotta l’ideologia dei neo-conservatori Usa. Proporrei una duplice lettura: (1) l’ideologia neo-conservatrice nasce in Europa ( Spengler, Schmitt, Evola, ecc … ) e poi viene esportata negli Usa ( Leo Strauss, Novak, Pipes, ecc … ), quindi per comprendere la sottomissione dei gruppi dominanti europei a quelli d’oltre oceano bisogna considerare anche il riciclaggio delle vecchie destre, che da pan-europeiste si trasformano in pan-atlantiste; (2) una guerra imperialistica, combattuta con armi e tecnologia sofisticatissima, necessita di una guerra ideologica preventiva. Concetti come ‘’scontro di civiltà’’, ‘’supremazia del mondo occidentale’’, ‘’assolutizzazione del concetto di democrazia’’ e ‘’totalitarismo’’ si adattano benissimo non solo agli interessi dell’imperialismo USA ma anche a quelli dell’imperialismo francese. Le vie dell’imperialismo sono infinite e l’odio verso l’Islam di Madame Le Pen ha delle ragioni socio-economiche che vanno oltre la mediocrità culturale del soggetto in questione.
(2) La ‘’grande Francia’’, dice la Le Pen. E’ chiaro che alla radice c’è una ideologia social-sciovinistica tipica della piccola borghesia che peraltro ha avuto risvolti comici negli Stati Uniti (si pensi al “gingoismo”). La difesa dei particolarismi (cosa ben diversa dalla difesa della sovranità nazionale) si traduce sempre in una sorta di superiorità o di supremazia etnica (di carattere ‘’razziale’’ e nazionale). Ecco, dunque, servita su un piatto, la matrice ideologica dell’imperialismo.
Marine Le Pen ha ricevuto messaggi di stima da parte dalle centrali sioniste occidentali; il suo partito si rifà all’esperienza politica della Repubblica di Vichy e raccoglie reduci della organizzazione terroristica, filo-sionista e filo-americana, chiamata OAS ( legata all’Aginter Press e sotto il controllo diretto della CIA). La stessa potenza imperialistica Usa potrebbe ad esempio, in queste circostanze, utilizzare una “capo popolo” filo-colonialista per destabilizzare l’Algeria, paese nella lista nera della CIA. In parole povere, se in buona sostanza la Le Pen è un’ultima risorsa per la borghesia nazionale francese, è altrettanto certo che gli Usa non hanno nulla di cui temere da una sua eventuale affermazione politica che la portasse alla guida del paese.
I movimenti politici si giudicano partendo (1) dallo studio della loro genesi storica, (2) dalla analisi della natura di classe che questi hanno e (3) dalla individuazione della base sociale e del consenso ottenuto quindi – come direbbe Gramsci – dal loro blocco storico. Il lepenismo è un direttissimo prodotto del movimento reazionario di Poujade chiamato l’Unione della Difesa dei Commercianti e Artigiani (UDCA), un movimento che negli anni ‘50 difendeva la piccola borghesia sia contro il proletariato che contro “lo Stato vampiro”. Scusate ma questo antistatalismo non fu, in seguito, proprio lo slogan propagandistico di Ronald Reagan il quale, una volta, in televisione, rivolgendosi alla piccola borghesia americana, tagliò una banconota e disse:”lo Stato vi sta facendo questo”?. E non fu forse proprio il reaganismo l’anticamera di un nazional-neoliberismo che pose le basi per le aggressioni militariste dell’era Bush creandone le condizioni propizie? Madame Le Pen, come dicevamo, è l’ultima spiaggia per il colonialismo europeo; gli sono per ora sfavorevoli i rapporti di forza ma non è detto che la situazione non possa cambiare. Qualcuno obietterà:”Ma la Le Pen, se leggiamo con attenzione il suo programma, chiede uno Stato corporativo”. E’ possibile accettare in parte questa obiezione ed ammettere che il FN mescoli statalismo e neoliberismo (se è per questo anche il primo Mussolini) ma faccio anche notare come storicamente molti movimenti neocorporativisti divennero, al potere, neoliberisti. Un esempio su tutti è il movimento gremialista cileno di Guzman che divenne la lunga mano di Milton Friedman e degli Usa in Cile, dopo il golpe. Marine Le Pen ha forse mai rinnegato l’esperienza pinochetista? Ogni movimento politico deve fare sempre i conti con la storia, non si può transigere su questo; in caso contrario sarebbe una sorta di alieno politico e di certo il neofascismo non è tale.
Come giustamente obiettò Moreno Pasquinelli in risposta a Costanzo Preve: ‘’ Il sovranismo nazionale di per sé, se non è una convenzione semantica, è solo un concetto che, calato nella pratica, può assumere diverse forme, e alle forme corrispondono diversi contenuti. Il sovranismo può essere revanchista, reazionario, sciovinista, razzista, fascista e imperialista, come appunto quello del Fronte Nazionale francese, o può essere, al contrario, antimperialista, socialista, internazionalista e rivoluzionario. Tra i più accaniti sovranisti, ad esempio, si annoverano nord-americani e israeliani, di cui speriamo Preve non nutrirà alcuna ammirazione — e che non vorrà, per una tarda infatuazione di matrice idealistica dello Stato-nazione, porre sullo stesso piano dei patriottismi cubano o palestinese’’.
Il patriottismo è da salutare positivamente quando ha un suo coerente percorso di natura socialista e antimperialista. In virtù di ciò è da accogliere senz’altro positivamente lo spirito patriottico dei socialisti venezuelani e cubani, degli Hezbollah e di Hamas, ma mai di forze che hanno avuto legami con le destre fasciste e il colonialismo. Ogni autentica forza politica socialista e progressista europea deve innanzitutto recidere ogni legame con il passato imperialistico dello stato e della nazione di cui fa parte.
Il sovranismo della Le Pen (1) non prende in considerazione seriamente nessuna questione sociale interna ( quindi figuriamoci se può prendere in considerazione i diritti delle classi lavoratrici ), (2) come abbiamo già detto, è orientato verso un capitalismo corporativo senza, oltretutto, rinunciare al neo-liberismo.
In questo, la Le Pen al pari di Orban ( e forse, un domani, dei bonapartisti post-berlusconiani in Italia ), propone una ‘via nazionale al capitalismo neo-liberista’, svincolando, in parte ( in parte per i motivi suddetti ) la borghesia francese dai dettati degli Stati Uniti. Credo che dovremmo riflettere su questo aspetto: non solo la Le Pen si guarda bene dal proporre la nazionalizzazione della Banca Centrale, ma si oppone solo alla libera circolazione delle persone ( come la Lega Nord, del resto ), permettendo ( e promuovendo ? ) la libera circolazione dei capitali. Il FN oltre ad essere filo colonialista e neoliberista ha profonde radici razziste. Cosa fomenta la signora Le Pen? Un ritorno in grande stile al razzismo antiarabo che è una delle principali vergogne d quella Grande Francia a cui lei fa riferimento. Chi simpatizza per la signora Le Pen non può continuare a decontestualizzare la critica all’Euro senza ricollegarla a tutta una serie di politiche sociali conseguenti. Come ignorare il razzismo del FN e non pensare che un partito politico non può scrollarsi dalla sera alla mattina di quella che è stata la sua ragion d’essere (e sulla quale ha da sempre raccolto consensi). E’ davvero ingenuo questo modo di procedere, è come pensare che sia possibile uno spostamento a sinistra di ex militanti del MSI ( Movimento Sociale Italiano ), una cosa che non sta né in cielo e né in terra.
Credo, oltretutto, che sbagli di grosso chi crede che il Front National sia strategicamente contro l’Unione Europea, e suggerisco a questi commentatori di operare una distinzione fra tattica e strategia politica, fra gli slogan, la propaganda e l’orientamento strategico di un movimento. Il FN è contro una UE che abbia come centrale di comando Londra, quindi propone una revisione degli ultimi passaggi di questo processo di integrazione – principalmente dal 1992 in poi – guardando con favore ad un Asse Parigi-Berlino. Per fare questo è necessario il consenso di una parte dell’oligarchia russa e soprattutto di Israele, la patria del sionismo più bellicoso.
Quindi che cos’è il FN ? Il FN è una organizzazione di destra anticomunista ( antipopolare e razzista ) che si oppone ad ogni forma di vero progresso sociale. La matrice ideologica è quella della destra statunitense e dei neocon: (1) supremazia bianca (2) antisocialismo e militarismo; (3) razzismo ed islamofobia. In cosa si differenzia la Le Pen da Bush ? Praticamente in nulla, ideologicamente parlando, solo che per garantire la ripresa della tradizione colonialista francese ( e qui sta la differenza ), Marine Le Pen deve defilarsi geopoliticamente e cercare l’appoggio dei settori più tradizionalisti della Russia.
Il sostegno di Israele al FN è cruciale ed è bene portare alcuni esempi.
Nel novembre del 2011 Marine Le Pen incontra a New York l’ambasciatore israeliano negli Usa, Ron Prosor. Nonostante Israele pubblicamente non tratti l’episodio con entusiasmo, sottobanco i rapporti crescono.
Nello stesso anno il vicepresidente, Louis Aliot, parte per Tel Aviv accompagnato dal sionista di ferro, un militarista likudista, Michel Thooris. Questo signore è un apologeta della politica simil-fascista di Netanyahu e giustificò l’aggressione imperialista contro il Libano nel 2006 ed il massacro perpetrato durante l’operazione “Piombo Fuso” nel 2008. I rapporti si stringono e Thooris sarà accanto la Le Pen nelle elezioni del 2012. Sempre Aliot rassicurò la lobby sionista che la Francia avrebbe appoggiato sempre Israele contro il mondo arabo e islamico e Marine Le Pen prese le difese dei picchiatori razzisti della Lega di difesa ebraica.
Non per essere ripetitivo ma il FN si accompagna in Europa ai seguenti partiti ultranazionalisti. Non è la prima volta che riportiamo un breve elenco delle destre europee ma è bene riprenderne visione:
Bloc Identitaire (Francia), British National Party (UK), CasaPound Italia (Italia), Dansk Folkeparti (Danimarca), English Defence League (UK), Front National (Francia), Partij voor de Vrijheid (PVV, Olanda), Die Freiheit (Germania), Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ, Austria), Fremskrittspartiet (Norvegia), Lega Nord (Italia), Perussuomalaiset (Finlandia), Sverigedemokraterna (Svezia) e Vlaams Belang (Belgio).
Cosa salta all’occhio dell’osservatore scrupoloso? In primis si mescolano organizzazioni neofasciste ( come i belgi di Vlaams Belang, il Bloc Identitaire francese e l’italiana CasaPound ) con organizzazioni della destra tradizionalista ma anche neoliberista ( es. la Lega Nord ). Ancora: tutte queste organizzazioni sono filoisraeliane e alcune fanno anche apologia del sionismo ( si pensi agli olandesi di Partij voor de Vrijheid il cui leader vanta pubblicamente stretti rapporti col Mossad ). La Lega Nord, in Italia, è l’anello di congiunzione fra la destra neoliberista e quella neofascista e non a caso Mario Borghezio vanta stretti rapporti sia con reduci stragisti di Avanguardia Nazionale (ha partecipato ad un recente convegno, nel Lazio, presieduto dal terrorista nero Stefano Delle Chiaie ) che con l’atlantica CasaPound. E’ in quest’ ottica – legami fra neofascismo, servizi segreti e simpatie per l’ideologia neoconservatrice Usa – che dobbiamo leggere i viaggi a Washington e a Tel Aviv di alcuni membri del FN? Eppure già i reduci dell’OAS che fondarono il FN furono appoggiati dal Mossad nella lotta contro i patrioti algerini e il “nasserismo”. In quali termini i rapporti si sono evoluti? Possiamo porre questa domanda: dall’appoggio occulto – servizi segreti e stragismo – si è passati alla progettualità politica? La Le Pen sarà la donna di Israele e della lobby sionista in Francia? Aspettiamo a dirlo ma le domande poste hanno un loro fondamento e mi pare che il cuore della questione sia proprio questa. Faccio una provocazione: il Front National potrebbe essere il volto legale dell’Aginter Press (organizzazione anticomunista che si infiltrò in molti movimenti degli anni ’70 ed etero diretta della CIA ). Certo, si tratta di affermazioni forti ma una seria riflessione politica non può escluderlo affatto.
Molti giornalisti hanno sottolineato l’appoggio di singoli intellettuali – come Alain Soral – che da filo-arabi hanno finito per appoggiare il FN. Ma gli intellettuali, spesso vanitosi e alla costante ricerca di visibilità (in Italia abbiamo numerosi esempi), sono spesso disposti a tutto pur di finire sulla copertina di un magazine di grido. Come, invece, ignorare un’ intera macchina burocratica che si è mossa in direzione di Tel Aviv ? Come fare finta di nulla e non vedere che si è costituita una vera e propria Internazionale islamofoba, con i partiti prima citati, e che il FN è ben incastonato in questo sistema? Credo che sia necessario capire che non è il singolo intellettuale e le sue fissazioni mentali a ‘fare un movimento’ ma la prospettiva complessiva – sia in termini di politica interna che estera – di questo, oltre alla sua capacità di riciclarsi, ossia la sua vocazione trasformistica ed opportunista. La prossimità fra il partito lepenista e l governo israeliano è evidente.
Fino ad ora l’elemento che abbiamo messo maggiormente a fuoco è il carattere neoliberista dell’ organizzazione politica guidata da Marine Le Pen. Chiediamoci cosa potrebbe succedere se quest’ultima applicasse il suo programma; che risultati potrebbero scaturirne? Cosa succederebbe se il FN governasse la Francia ?
Il risultato non potrebbe che essere una macelleria sociale interna unita ad una sempre crescente aggressività imperialistica della potenza francese. Un programma razzista ed anti-operaio che ha portato dentro il FN il peggio della società francese: dalle masse “plebeizzate” alla piccola borghesia arrabbiata, dai grandi capitalisti alle centrali sioniste,dalle attrici e pornostar in carriera ai bottegai. Uno schieramento di forze che riesce a coniugare spinte e pulsioni xenofobe e razziste con il sostegno al sionismo. La qual cosa non ha di certo preoccupato gli Usa dato che questa signora, prima delle elezioni del 2012, ‘’ È poi volata a New York ai primi di novembre e ha incontrato per 20 minuti l’Ambasciatore d’Israele all’Onu, Ron Prosor. E il quotidiano Haaretz le concede una possibilità, purché la condanna dell’anti-semitismo sia “chiara e forte”. A Palm Beach, Marine ha cenato con 200 repubblicani del Tea Party da Bill Diamond, finanziatore ebreo di Rudolph Giuliani. E per un soffio non è stata accolta da vip al Museo della Shoah a Washington. Che il secondo turno sia dietro l’angolo?’’.
Ci spiegassero i sostenitori del superamento della dicotomia destra/sinistra se questa signora è in grado di destabilizzare il sistema di comando che poggia sulla NATO e sull’Euro. Per quanto mi riguarda, non resta che seguire il monito di Virgilio che disse a Dante “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Una cosa sola: di fronte ad un tentativo di svolta reazionaria e neoliberista le classi lavoratrici dovranno ricorrere ad ampie mobilitazioni.
Approfondimenti
1. Giorgio Galli in un suo lavoro sulla destra europea scrive : ‘’La ferita di Dien Bien Phu e di Algeri non si è mai rimarginata. Essa ha impedito, con i suoi riflessi sull’orgoglio gollista, un più rapido processo di unificazione dell’Europa nella fase di ascesa del riformismo. I legionari e i paras d’Indocina e di Algeri, i loro superstiti ufficiali ( i ‘soldats perdus’ di De Gaulle ) che hanno inseguito la disperata avventura dell’OAS, sono, sinora, gli ultimi eroi combattenti della destra radicale europea e nello stesso tempo coloro che le hanno lasciato in eredità passiva l’occasione mancata costituita dall’unificazione europea. I loro continuatori sono i combattenti americani nel Vietnam, di cui si tratterà nel capitalismo successivo’’ ( Giorgio Galli, La crisi italiana e la Destra internazionale, Arnoldo Mondadori Editore ).
La destra radicale post-fascista, in funzione anti-comunista, diventò uno strumento provocatorio e stragista degli Usa: i neofascisti hanno appoggiato Israele contro i popoli arabi e la Rhodesia bianca contro i movimenti di liberazione nazionale africani. Hanno appoggiato il Sudafrica razzista ed esaltato tutti i colpi di stato neo-liberisti appoggiati dalla CIA.
La svolta filo-americana della destra pan-europeista ( da sempre apparentata con molte organizzazioni sioniste, si pensi all’accordo del regime nazista con la borghesia ebraica, nel 1935, a Praga ) riflette la debolezza delle classi dirigenti europee. Gli aspetti che mi sembrano importanti, in questo caso, sono due: (1) per mantenere il loro potere e contenere il movimento operaio quelle stesse calssi dirgenti non potevano che mettersi al servizio di Washington (quindi insozzarsi le mani per conto di un padrone molto più potente ); (2) un ruolo di primo piano venne affidato ai militari ed ai servizi segreti ( dai neofascisti definiti i ‘corpi sani dello stato’ ) i quali, in modo criminale, cercarono di difendere le manovre imperialistiche dei singoli paesi all’interno della NATO.
2. Il carattere filo-imperialista della Le Pen è confermato anche dal modo attraverso cui questa signora filo sionista ha salutato l’ aggressione imperialistica al Mali:
“Miei cari compatrioti della Francia metropolitana, d’oltremare e stabiliti all’estero, si impone un’illuminazione politica sull’offensiva lanciata dalla Francia contro i fondamentalisti islamici nel Mali. Sì, lo sapete, noi sosteniamo l’operazione francese. Perché è una risposta legittima alla richiesta del governo moderato di un paese amico, francofono e alleato storico della Francia. La Francia potenza mondiale, la Francia potenza d’equilibrio ha dei doveri particolari nel mondo, che si onorerà nell’interesse delle nazioni amiche e nel nostro interesse superiore quando la causa è giusta. È il caso questa volta. Tanto più che la Francia e il Mali sono legati da una cooperazione di difesa, cosa che rende del resto molto superficiali e inutili i dibattiti sul coinvolgimento o non della NATO o dell’Unione europea. La Francia è una grande potenza, che ha le capacità di effettuare autonomamente quando necessario, senza avere bisogno di essere necessariamente il vassallo di qualcuno. Se le coalizioni sono a volte necessarie, spetta alla Francia e solo ad essa determinare l’interesse o no della sua partecipazione. L’avanzata islamista nel Mali deve essere interrotta. Mi fido dei nostri soldati coraggiosi e del nostro esercito per pervenirvi al più presto possibile. Permettetemi a questo punto un pensiero commosso e rattristato per le famiglie dei nostri soldati già scomparsi in questa operazione e per le vittime francesi del tentativo di liberazione del nostro ostaggio in Somalia. La loro morte non sarà stata inutile, ed è per la Francia che il combattimento sarà stato condotto con coraggio. Da questo intervento nel Mali dipende la sicurezza della regione, la sicurezza dei nostri connazionali e la sicurezza dell’Europa e la Francia, che non hanno alcun interesse a vedere lo svilupparsi un nuovo scomparto fondamentalista a migliaia di chilometri dai loro confini e che potrebbe, senza un intervento, diffondersi domani in numerosi altri paesi africani.”
Tutto ciò a discapito del diritto all’autodeterminazione del popolo del Mali che ha dimostrato, memore peraltro dei crimini del colonialismo francese, un forte sentimento anti-coloniale opponendosi, armi in pugno, all’aggressione neo-coloniale.
La Le Pen parla per bocca dei capitalisti francesi ma quando dice ‘’ L’avanzata islamista nel Mali deve essere interrotta’’, non può che avere il plauso di Tel Aviv.
3. In questa intervista Le Pen padre, a dimostrazione del suo servilismo verso la CIA esalta Pinochet, e a comprova della sua fede fascista difende Franco. E’ l’emblema del neofascismo passato armi e bagagli dalla parte dell’imperialismo americano, cosa che, anche ora, i ‘fascisti euroasiatici’, hanno problemi a confutare e rinnegano con una certa vergogna, vergogna per il loro inglorioso ed oscuro passato. http://www.youtube.com/watch?v=zJ3-G78vQ-0
Ricordo anche, per concludere, che Jean Marie Le Pen fu paracadutista dell’esercito francese nelle guerre coloniali in Indocina, durante l’aggressione del ’56 a Suez ( aggressione sostenuta da Israele ) e prese parte alla Battaglia di Algeri contro il Fronte di liberazione nazionale algerino. Quanto ha influito tutto questo sulla formazione di Marine?
originale: http://www.linterferenza.info/esteri/il-neoliberismo-di-marine-le-pen-e-la-sua-lunga-marcia-verso-israele/
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