martedì 16 dicembre 2014

L'Eritrea: la più sanguinaria dittatura africana, o un paeseindipendente e progressista? Parte prima, i 5 punti fondamentali delsistema eritreo.




Dell'Eritrea non se ne parla quasi mai, e quando ai nostri media torna in mente, è per ricordarci che si tratta di una sanguinaria dittatura, forse la peggiore al mondo, una "Corea del Nord Africana". 
Ho deciso quindi di studiare, per quanto possibile, il paese, e presentarvi una serie di brevi articoli sul mio blog, dato che le informazioni "alternative" sull'Eritrea in lingua italiana sono quasi pari a zero.





Prima invasa e colonizzata dall'Italia, poi annessa con la forza all'Etiopia semi-feudale di Selassie, poi rimasta sotto il controllo della giunta militare del Derk, prima sostenuta dai sovietici e poi passata dalla parte degli USA, l'Eritrea è riuscita a liberarsi dopo decenni di lotta armata e diventare infine un paese indipendente nel 1993.

Quando dopo la seconda guerra mondiale l'Eritrea venne annessa all'Etiopia, la convivenza risultò subito molto difficile, nell'Eritrea la borghesia italiana aveva investito parecchio, dunque era relativamente sviluppata, con industrie e un'agricoltura macchinizzata, mentre l'Etiopia era ancora un paese prettamente feudale, era dunque difficilmente accettabile per il proletariato e i contadini eritrei più politicizzati dei vicini etiopi, il sistema monarchico di Selassie.

Soli contro tutti portarono quindi a termine la loro rivoluzione di carattere prettamente socialista, e iniziarono a costruire un Paese che si basasse su 5 punti fondamentali.






Sicurezza alimentare. 
Perché se un popolo muore di fame non può certo diventare indipendente. 
Si è sviluppata così un'agricoltura irrigata con acqua piovana, aiutata da un complesso sistema di canali, e meccanizzata. I contadini possono utilizzare i trattori messi a disposizione dal governo, e la riforma agraria ha ridato a ogni contadino un appezzamento di terra sventando così la piaga del latifondismo. Sapendo che quello dell'agricoltore è un lavoro duro e con orari difficili, il governo ha aumentato gli aiuti ai contadini per ridurre il loro orario di lavoro e permetter loro di emanciparsi culturalmente nel tempo libero. La vita in Eritrea è certamente dura e modesta, ma nessun eritreo è uno scheletro vivente dalla pancia gonfia come nel resto del Corno d'Africa.

Accesso gratuito all'acqua potabile per tutti i cittadini. 
In Africa si rischia di morire di sete, come si rischia di morire a causa di malattie, gravi o meno, causate dal consumo di acqua sporca e stagnante o inquinata. Il governo eritreo, oltre ad esser riuscito a garantire il diritto al cibo e all'acqua, ha debellato parecchie malattie ancora diffuse nei paesi vicini, portando l'acqua potabile in ogni villaggio del Paese.

Sanità capillare e gratuita. 
Pur non avendo gli ospedali a cui siamo abituati noi svizzeri, l'Eritrea ha investito somme ingenti per creare un sistema sanitario capillare e funzionante formato da cliniche disseminate su tutto il territorio sempre in contatto con i molti ospedali. L'accesso alla sanità è poi assolutamente gratuito, mentre appena al di là del confine, in Etiopia, o sei uno dei pochissimi ricchi, o speri in qualche improbabile aiuto della Croce Rossa Internazionale, o sei morto. 

Educazione. 
Molti dirigenti africani hanno perso di vista il fatto che le sole risorse materiali non bastano a costruire un paese, e, anzi, più ne possiedi è più finirai sotto attacco dell'imperialismo. L'intero Corno d'Africa è ricco di materie prime sfruttabili e vendibili internazionalmente, e l'Eritrea sa che deve creare dei cittadini ben istruiti che non si lascino ingannare, e che sfruttino nel modo più corretto le risorse della collettività. L'Eritrea punta dunque molto sull'educazione per creare una propria classe dirigente, intellettuale, intraprendente che possa avanzar senza ingerenze esterne, e per fare in modo che ogni cittadino, dal più modesto contadino o operaio, sia ben formato per partecipare alla "cosa pubblica".

I rientri degli eritrei all'estero. 
Sono molti gli eritrei all'estero, partiti a causa della situazione di guerra perenne in cui vive il paese (moltissimi sono partiti parecchio tempo prima della rivoluzione, ma da noi li spacciano tutti come "vittime della dittatura Eritrea"), e il governo mette una piccola tassa sui guadagni percepiti all'estero, che va ad influire sulle casse dello stato, che a sua volta reinveste in opere sociale nel paese. La comunità estera, per la maggioranza molto legata al paese di origine e quindi ben propensa a cedere una piccola percentuale ai suoi connazionali, è quindi fondamentale per lo sviluppo del paese, che rifiuta gli "aiuti internazionali"




La serie sull'Eritrea continuerà con diversi articoli che ne tratteranno la storia, le sanzioni economiche occidentali, la guerra coi vicini, la visione geo strategica del Corno d'Africa e diversi altri temi, se riceveranno un buon riscontro da parte dei lettori e dei compagni, potrei approfondire maggiormente il tema con articoli più scientifici e documentati.

"Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimono."  


Malcolm X


Amedeo Sartorio, 14.12.2014