Di questi tempi sono sempre di più le voci che si aggiungono al coro di chi afferma che non esista più la destra e non esista più la sinistra: dalla Lega dei Ticinesi e i Verdi nel nostro Cantone, a Grillo e le realtà cosiddette "rossobrune" (un termine ambiguo che non mi piace) in Italia.
Pur non difendendo questa visione semplicistica e anti ideologica, che spesso nasconde brusche virate a "destra" da parte dei diretti interessati, bisogna ammettere che non hanno tutti i torti, ed ora cercherò di spiegarne il perché.
Il significato di una parola varia a seconda della concezione del mondo che si fa propria e del contesto storico.
Ad esempio, per un comunista e per un neoconservatore, la parola libertà avrà un significato diverso, se non diametralmente opposto.
Per il comunista il patriota siriano che lotta contro le ingerenze straniere nel suo Paese, sta lottando per la libertà del suo popolo rispetto all'imperialismo. Per il neoconservatore invece, il "ribelle" che attacca il patriota siriano, sta lottando per la libertà del suo popolo rispetto alla "dittatura" di Assad, o almeno così vorrà farci credere.
Per quanto riguarda il contesto storico, le parole possono assumere un diverso significato con il passare del tempo, poiché i sistemi politici, i rapporti di produzione, gli usi e i costumi, sono in costante mutamento.
Tenete dunque presente che io analizzo il mondo e la storia da una prospettiva marxista e leninista, e vivo nel 2014 nella Svizzera Italiana.
È ora d'obbligo fare una piccola analisi storica per capire come sia nata, evoluta, ed entrata nell'uso corrente la dicotomia destra/sinistra.
Quando scoppiò la Rivoluzione Borghese in Francia, alla fine del diciottesimo secolo, la fazione che all'interno del Parlamento sedeva a sinistra del Presidente, rappresentava quella piccola borghesia democratica, laica, fortemente anti monarchica e parzialmente aperta alle classi lavoratrici, mentre a destra sedeva la fazione che difendeva gli interessi della grande borghesia e degli aristocratici "illuminati".
Il primo scontro nella storia tra destra e sinistra è quindi stato quello tra i giacobini vicini a Robespierre, la sinistra che detenne il potere nei primi anni della Rivoluzione, e l'ala borghese ostile ad un allargamento dei diritti sociali ad altre classi meno agiate.
Il concetto di destra e sinistra si è poi applicato a Cavour in contrapposizione con Mazzini e Garibaldi, come ad altre realtà nazionali, ciascuna con le proprie peculiarità e classi di riferimento, ma sempre legando la sinistra a chi più rappresentava i diseredati della terra, e destra a chi più rappresentava i privilegiati.
È con la Rivoluzione Sovietica, il diffondersi del marxismo e l'entrata delle masse operaie nella scena politica, che destra e sinistra hanno cominciato a diventare metri di misura universali.
Allora era molto più chiaro cosa fossero destra e sinistra.
I conservatori che difendevano il capitalismo e gli interessi della classe borghesia erano la destra, i progressisti che lottavano per la Rivoluzione socialista e rappresentavano gli interessi delle grandi masse lavoratrici erano la sinistra.
Si aggiunse allora l'aggettivo "estrema" per indicare alcune anomalie.
Il fascismo a prima vista usciva dai normali canoni di valutazione, ma se se ne analizzava la composizione di classe, si vedeva che era di destra, a favore della borghesia, ma estrema, perché utilizzava metodi terroristici per prendere e conservare il potere capitalista.
Così come gli anarchici potevano essere definiti estrema sinistra per i metodi poco ortodossi e per l'estremismo controproducente del "tutto o niente", sebbene si schierassero sinceramente con gli operai e per il rovesciamento del sistema capitalista.
Con il crollo del Socialismo Reale, all'inizio degli anni '90 del secolo scorso, molti partiti tradizionalmente di sinistra, a partire dal Partito Comunista Italiano, hanno intrapreso un percorso di "borghesizzazione", in realtà già cominciato decenni prima, andando ad abbracciare idee liberali o moderatamente socialdemocratiche.
Siamo dunque arrivati ad oggi, dove partiti che erano di sinistra, continuano a dichiararsi di sinistra sebbene non lo siano più.
Ma perché non lo sono più? Cosa è oggi la sinistra?
Per i comunisti la sinistra rimane quella di classe, rivoluzionaria, che rappresenta gli interessi delle classi lavoratrici, cioè, di chi non detiene nessun mezzo di produzione. Questo naturalmente, con tutte le eccezioni dettate dalla frammentazione di classe giunta a livelli mai visti nella storia, che renderebbe necessario l'addentrarsi a fondo nell'analisi delle classi sociali esistenti e il loro ruolo all'interno della società attuale.
La sinistra è quindi, secondo la mia concezione, e senza presunzione, quella che vuole sorpassare il capitalismo e creare la società nuova, non più basata sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Questa è la sinistra di oggi, ed è purtroppo ridotta, nell'Europa centrale, ai minimi termini.
C'è poi l'altra fazione, la destra, cioè la fazione borghese, o meglio, rappresentante degli interessi della borghesia, dato che riesce ad ingannare lavoratori che militano nelle sue fila, che a sua volta si divide al suo interno tra destra e sinistra.
Ora prendiamo l'esempio dell'Italia attuale, analizzando due grandi fazioni "antagoniste", cioè l'attuale centrosinistra e l'attuale centrodestra, senza impantanarsi nella complicata analisi del Movimento 5 Stelle, molto variegato.
Il Partito Democratico si dice di sinistra, ma rappresenta gli interessi di grandi industriali, macella i diritti sociali nel nome dell'Europa, cala le braghe di fronte agli interessi degli USA, sostiene nuove guerre imperialiste, e chi più ne ha più ne metta.
Dunque, secondo un'analisi di classe, non è affatto di sinistra, anzi, è di destra.
Tuttavia, a causa della sua storia e di alcuni elementi interni al partito ancora socialdemocratici, è più aperta ai diritti civili, più laica, più tollerante della destra ufficiale, e rare volte, difende posizioni realmente di sinistra. Si può dunque dire che è l'ala sinistra della destra di classe.
La destra, ora smembrata, ma che possiamo comunque riunire intorno alla figura di Berlusconi, fa esattamente le stesse porcherie, ma ha una cultura più chiusa, più bigotta, più razzista. Ciononostante appaiono ovvie alcune contraddizioni, che spingono a non preferire nessuno dei due schieramenti, almeno a livello nazionale e di dirigenza, altra cosa sono le realtà comunali.
Berlusconi, la destra, era amico di Putin e di Gheddafi, spesso difesi, soprattuto per il ruolo anti statunitense e a favore di un mondo multipolare, dalla sinistra di classe, mentre la sinistra ufficiale, quella collaborazionista, è assoggettata dagli USA in maniera pazzesca, e Obama, il più grande criminale del mondo, viene spacciato per uomo di sinistra dalla cultura dominate.
Bisogna dunque fare un'ulteriore distinzione tra destra e sinistra, differenziandosi per "settore".
Uno può essere socialmente di destra (diritti civili e/o diritti sociali interni alla Nazione), ma geopoliticamente di sinistra (contro l'imperialismo egemone), o viceversa. E sto ancora semplificando in modo estremo.
Capiamo adesso che diventa una cosa molto complicata da analizzare, e, soprattutto, da trasmettere alle masse.
Per questo ha in parte ragione chi dice che destra e sinistra non esistono più. In realtà esistono eccome, ma forse sarebbe meglio abbandonare questi termini, o, allora, spiegarli chiaramente e in modo semplice, ridando loro nuova linfa, ma per questo ci vorrebbe un'egemonia culturale da parte della sinistra di classe.
Tutto dipende dalle parole, da come si interpretano le parole, per questo nel titolo parlo di feticismo del linguaggio.
Credo che oggi i termini di analisi della realtà politica non possano più essere destra/sinistra, sia perché queste parole vengono storpiate e decontestualizzate, sia perché la società presenta molte più sfumature di un tempo, e qualcuno può anche praticare politiche di sinistra in un settore, ma di destra in un altro, ad esempio Putin che ha bloccato un intervento militare organizzato in Siria, ma che reprime i diritti degli omosessuali.
Bisogna tornare ad un'analisi puramente di classe, rispolverando i classici del marxismo, dal "Lavoro Salariato e Capitale" di Marx, all'"Imperialismo Fase Suprema del Capitalismo" di Lenin.
Concludendo vorrei dunque aggiungere che slogan o etichette che parlano in modo generale di "sinistra" non li trovo né attrattivi, né concreti, poiché, in questo contesto storico e a queste latitudini, la parola sinistra viene purtroppo associata ai partiti ex-socialdemocratici ormai trasformatosi a pieno titolo in partiti liberisti che hanno mandato in rovina l'Europa, riducendo i diritti dei lavoratori, privatizzando, e facendosi "sodomizzare" dalle banche.
La parola d'ordine devono essere in primo luogo LAVORO e SOVRANITÀ.
Questi sono i reali problemi dei paesi europei di oggi, Svizzera compresa.
Amedeo Sartorio, consigliere comunale per il Partito Comunista a Brione sopra Minusio.