venerdì 21 febbraio 2014

Destra, sinistra, e il feticismo del linguaggio.



Di questi tempi sono sempre di più le voci che si aggiungono al coro di chi afferma che non esista più la destra e non esista più la sinistra: dalla Lega dei Ticinesi e i Verdi nel nostro Cantone, a Grillo e le realtà cosiddette "rossobrune" (un termine ambiguo che non mi piace) in Italia. 
Pur non difendendo questa visione semplicistica e anti ideologica, che spesso nasconde brusche virate a "destra" da parte dei diretti interessati, bisogna ammettere che non hanno tutti i torti, ed ora cercherò di spiegarne il perché.

Il significato di una parola varia a seconda della concezione del mondo che si fa propria e del contesto storico. 
Ad esempio, per un comunista e per un neoconservatore, la parola libertà avrà un significato diverso, se non diametralmente opposto. 
Per il comunista il patriota siriano che lotta contro le ingerenze straniere nel suo Paese, sta lottando per la libertà del suo popolo rispetto all'imperialismo. Per il neoconservatore invece, il "ribelle" che attacca il patriota siriano, sta lottando per la libertà del suo popolo rispetto alla "dittatura" di Assad, o almeno così vorrà farci credere.
Per quanto riguarda il contesto storico, le parole possono assumere un diverso significato con il passare del tempo, poiché i sistemi politici, i rapporti di produzione, gli usi e i costumi, sono in costante mutamento.
Tenete dunque presente che io analizzo il mondo e la storia da una prospettiva marxista e leninista, e vivo nel 2014 nella Svizzera Italiana.


È ora d'obbligo fare una piccola analisi storica per capire come sia nata, evoluta, ed entrata nell'uso corrente la dicotomia destra/sinistra.
Quando scoppiò la Rivoluzione Borghese in Francia, alla fine del diciottesimo secolo, la fazione che all'interno del Parlamento sedeva a sinistra del Presidente, rappresentava quella piccola borghesia democratica, laica, fortemente anti monarchica e parzialmente aperta alle classi lavoratrici, mentre a destra sedeva la fazione che difendeva gli interessi della grande borghesia e degli aristocratici "illuminati".
Il primo scontro nella storia tra destra e sinistra è quindi stato quello tra i giacobini vicini a Robespierre, la sinistra che detenne il potere nei primi anni della Rivoluzione, e l'ala borghese ostile ad un allargamento dei diritti sociali ad altre classi meno agiate.
Il concetto di destra e sinistra si è poi applicato a Cavour in contrapposizione con Mazzini e Garibaldi, come ad altre realtà nazionali, ciascuna con le proprie peculiarità e classi di riferimento, ma sempre legando la sinistra a chi più rappresentava i diseredati della terra, e destra a chi più rappresentava i privilegiati.
È con la Rivoluzione Sovietica, il diffondersi del marxismo e l'entrata delle masse operaie nella scena politica, che destra e sinistra hanno cominciato a diventare metri di misura universali.
Allora era molto più chiaro cosa fossero destra e sinistra. 
I conservatori che difendevano il capitalismo e gli interessi della classe borghesia erano la destra, i progressisti che lottavano per la Rivoluzione socialista e rappresentavano gli interessi delle grandi masse lavoratrici erano la sinistra. 
Si aggiunse allora l'aggettivo "estrema" per indicare alcune anomalie. 
Il fascismo a prima vista usciva dai normali canoni di valutazione, ma se se ne analizzava la composizione di classe, si vedeva che era di destra, a favore della borghesia, ma estrema, perché utilizzava metodi terroristici per prendere e conservare il potere capitalista.
Così come gli anarchici potevano essere definiti estrema sinistra per i metodi poco ortodossi e per l'estremismo controproducente del "tutto o niente", sebbene si schierassero sinceramente con gli operai e per il rovesciamento del sistema capitalista.
Con il crollo del Socialismo Reale, all'inizio degli anni '90 del secolo scorso, molti partiti tradizionalmente di sinistra, a partire dal Partito Comunista Italiano, hanno intrapreso un percorso di "borghesizzazione", in realtà già cominciato decenni prima, andando ad abbracciare idee liberali o moderatamente socialdemocratiche.
Siamo dunque arrivati ad oggi, dove partiti che erano di sinistra, continuano a dichiararsi di sinistra sebbene non lo siano più. 

Ma perché non lo sono più? Cosa è oggi la sinistra?

Per i comunisti la sinistra rimane quella di classe, rivoluzionaria, che rappresenta gli interessi delle classi lavoratrici, cioè, di chi non detiene nessun mezzo di produzione. Questo naturalmente, con tutte le eccezioni dettate dalla frammentazione di classe giunta a livelli mai visti nella storia, che renderebbe necessario l'addentrarsi a fondo nell'analisi delle classi sociali esistenti e il loro ruolo all'interno della società attuale.
La sinistra è quindi, secondo la mia concezione, e senza presunzione, quella che vuole sorpassare il capitalismo e creare la società nuova, non più basata sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Questa è la sinistra di oggi, ed è purtroppo ridotta, nell'Europa centrale, ai minimi termini.
C'è poi l'altra fazione, la destra, cioè la fazione borghese, o meglio, rappresentante degli interessi della borghesia, dato che riesce ad ingannare lavoratori che militano nelle sue fila, che a sua volta si divide al suo interno tra destra e sinistra.

Ora prendiamo l'esempio dell'Italia attuale, analizzando due grandi fazioni "antagoniste", cioè l'attuale centrosinistra e l'attuale centrodestra, senza impantanarsi nella complicata analisi del Movimento 5 Stelle, molto variegato.
Il Partito Democratico si dice di sinistra, ma rappresenta gli interessi di grandi industriali, macella i diritti sociali nel nome dell'Europa, cala le braghe di fronte agli interessi degli USA, sostiene nuove guerre imperialiste, e chi più ne ha più ne metta. 
Dunque, secondo un'analisi di classe, non è affatto di sinistra, anzi, è di destra.
Tuttavia, a causa della sua storia e di alcuni elementi interni al partito ancora socialdemocratici, è più aperta ai diritti civili, più laica, più tollerante della destra ufficiale, e rare volte, difende posizioni realmente di sinistra. Si può dunque dire che è l'ala sinistra della destra di classe.
La destra, ora smembrata, ma che possiamo comunque riunire intorno alla figura di Berlusconi, fa esattamente le stesse porcherie, ma ha una cultura più chiusa, più bigotta, più razzista. Ciononostante appaiono ovvie alcune contraddizioni, che spingono a non preferire nessuno dei due schieramenti, almeno a livello nazionale e di dirigenza, altra cosa sono le realtà comunali.
Berlusconi, la destra, era amico di Putin e di Gheddafi, spesso difesi, soprattuto per il ruolo anti statunitense e a favore di un mondo multipolare, dalla sinistra di classe, mentre la sinistra ufficiale, quella collaborazionista, è assoggettata dagli USA in maniera pazzesca, e Obama, il più grande criminale del mondo, viene spacciato per uomo di sinistra dalla cultura dominate.
Bisogna dunque fare un'ulteriore distinzione tra destra e sinistra, differenziandosi per "settore". 
Uno può essere socialmente di destra (diritti civili e/o diritti sociali interni alla Nazione), ma geopoliticamente di sinistra (contro l'imperialismo egemone), o viceversa. E sto ancora semplificando in modo estremo.
Capiamo adesso che diventa una cosa molto complicata da analizzare, e, soprattutto, da trasmettere alle masse.
Per questo ha in parte ragione chi dice che destra e sinistra non esistono più. In realtà esistono eccome, ma forse sarebbe meglio abbandonare questi termini, o, allora, spiegarli chiaramente e in modo semplice, ridando loro nuova linfa, ma per questo ci vorrebbe un'egemonia culturale da parte della sinistra di classe.

Tutto dipende dalle parole, da come si interpretano le parole, per questo nel titolo parlo di feticismo del linguaggio.

Credo che oggi i termini di analisi della realtà politica non possano più essere destra/sinistra, sia perché queste parole vengono storpiate e decontestualizzate, sia perché la società presenta molte più sfumature di un tempo, e qualcuno può anche praticare politiche di sinistra in un settore, ma di destra in un altro, ad esempio Putin che ha bloccato un intervento militare organizzato in Siria, ma che reprime i diritti degli omosessuali.
Bisogna tornare ad un'analisi puramente di classe, rispolverando i classici del marxismo, dal "Lavoro Salariato e Capitale" di Marx, all'"Imperialismo Fase Suprema del Capitalismo" di Lenin.

Concludendo vorrei dunque aggiungere che slogan o etichette che parlano in modo generale di "sinistra" non li trovo né attrattivi, né concreti, poiché, in questo contesto storico e a queste latitudini, la parola sinistra viene purtroppo associata ai partiti ex-socialdemocratici ormai trasformatosi a pieno titolo in partiti liberisti che hanno mandato in rovina l'Europa, riducendo i diritti dei lavoratori, privatizzando, e facendosi "sodomizzare" dalle banche.

La parola d'ordine devono essere in primo luogo LAVORO e SOVRANITÀ.
Questi sono i reali problemi dei paesi europei di oggi, Svizzera compresa.


Amedeo Sartorio, consigliere comunale per il Partito Comunista a Brione sopra Minusio.

venerdì 7 febbraio 2014

In memoria del compagno Chávez: le vittorie della RivoluzioneBolivariana in Venezuela. Un elenco di risultati che non possono esseremessi in discussione.


Tra poche settimane, il 5 marzo 2014, si celebrerà il primo anniversario della morte di Hugo Chávez Frías, presidente socialista del Venezuela, spentosi prematuramente a causa di un cancro. 
Considerando lo spessore della ricorrenza, mi sono sentito in obbligo di presentarvi questo piccolo lavoro, con un po' di anticipo sul calendario, nella convinzione che possa servire a tutti i comunisti e a tutti i socialisti di sinistra per semplificare la difesa pubblica della Rivoluzione Boliviariana in Latinoamerica, e sviluppare i sentimenti progressisti alle nostre latitudini.

I media occidentali lo hanno definito un dittatore, un populista, un estremista, un opportunista, spesso addirittura un fascista. Ora vi dimostrerò, con dati concreti e di semplice lettura, che Hugo Chávez non ha fatto altro che portare benefici alla stragrande maggioranza dei venezuelani, come nessun altro è riuscito a fare in nessuna parte del mondo negli scorsi
decenni. 
Chi lo nega, o è in malafede, o è ignorante. 
Ora sta a voi valutare la portata delle riforme.


Non è mai accaduto nella storia dell'America Latina, che un leader politico abbia avuto una legittimità democratica così totale ed indiscutibile. Dal 1999, in Venezuela ci sono state 16 consultazioni elettorali, e Chávez ne ha vinte 15. Ha sempre battuto gli avversari con 10-20 punti percentuali di scarto e tutti gli organismi internazionali, dall'UE all'Organizzazione degli Stati americani, dall'Unione delle Nazioni sudamericane al Centro Carter, hanno unanimemente riconosciuto la trasparenza nel conteggio dei voti. Secondo Jimmy Carter, ex presidente USA, quello venezuelano è il miglior sistema elettorale del mondo.
L'accesso all'istruzione per tutti, introdotto nel 1998, ha prodotto risultati eccezionali. Circa un milione e mezzo di venezuelani hanno imparato a leggere e a scrivere grazie alla campagna di alfabetizzazione denominata Misión Robinson 1, al punto che nel 2005 l'UNESCO ha dichiarato il Venezuela territorio libero dall'analfabetismo.
Il numero di bambini che frequentano la scuola è stato portato da 6 milioni nel 1998 a 13 milioni nel 2011, e per portare tutta la popolazione adulta al livello di istruzione secondario (in Ticino licenza di scuola media), è stata lanciata la Misión Robinson 2. In questo modo, la scolarizzazione nell'insegnamento secondario, è passata da 53,6% nel 2000 a 73,3% nel 2011.
Per quanto riguarda le università, sono stati molti i nuovi stabilimenti costruiti dal Governo Bolivariano, e per mezzo delle Misiones Ribas e Sucre, si è data la possibilità a centinaia di migliaia di giovani di intraprendere studi universitari. Dagli 895'000 studenti universitari del 2000, si è arrivati a 2,3 milioni nel 2011.
Per quanto riguarda la salute, è stato creato il Sistema Nazionale Pubblico che garantisce il libero accesso alle cure sanitarie per tutti i venezuelani. Tra il 2005 e il 2012 sono nati 7'873 centri medici in Venezuela, e il numero di medici è passato da 20 ogni 100'000 abitanti nel 1999, a 80 ogni 100'000 abitanti nel 2010, si tratta quindi di un aumento del 400%.
Il tasso di mortalità infantile è sceso dal 19,1 per mille del 1999 al 10 per mille nel 2012, con una riduzione del 49%. Nello stesso periodo l'aspettativa di vita è passata da 72,2 anni a 74,3 anni.
Grazie alla Operción Milagro nata nel 2004, 1,5 milioni di venezuelani affetti da cataratta o da altre patologie oculari hanno riacquistato la vista.
Dopo l'istruzione e la sanità passiamo alla povertà. Dal 1999 al 2011, il tasso di povertà è passato da 42,8% al 26,5%, e il tasso di povertà estrema è passato dal 16,6% nel 1999 al 7% nel 2011.
Il coefficiente di GINI, che serve a calcolare la disuguaglianza economica tra diversi soggetti di un Paese, è passato da 0,46 nel 1999 a 0,39 nel 2011, quello venezuelano è il coefficiente di GINI più basso dell'America Latina.
Il tasso di malnutrizione infantile è stato ridotto del 40% dal 1999 ad oggi, ed ora il 95% dei venezuelani ha l'accesso all'acqua potabile, nel 1999 la percentuale era dell'82%, non a caso durante l'era Chávez le spese sociali sono aumentate del 60%.
Prima del 1999 solo 387'000 anziani  percepivano una pensione. Ora sono 2,1 milioni. 
Dal 1999 ad oggi sono state costruite 700'000 nuove case in Venezuela, e il governo a Donato più di un milione di ettari di terreno alle popolazioni aborigene del paese.
Nel 1999, il Venezuela produceva il 51% degli alimenti che consumava. Nel 2012, la produzione è stata del 71%, contando che il consumo globale dei venezuelani è aumentato dell'81% dal 1999.
Grazie alle nuove catene di negozi statali, 22'000 stabilimenti, con prezzi scontati, in media, del 30%, dal 1999 ad oggi la quantità di calorie consumate dai venezuelani è raddoppiata e il consumo di carne è aumentato del 75%. Circa cinque milioni di bambini oggi ricevono pasti gratuiti a scuola, erano 250'000 nel 1999, e la percentuale di malnutrizione è scesa dal 21% nel 1998 al 3% (!) nel 2012. Secondo la FAO il Venezuela è il paese americano che ha fatto più sforzi  per combattere la fame.
Passando ad altro, grazie alla nazionalizzazione del settore petrolifero, il Venezuela rivoluzionario ha conquistato la sua sovranità energetica. La nazionalizzazione del settore elettrico e delle telecomunicazioni ha messo fino alla situazione di monopolio e ha permesso l'accesso a questi servizi da parte di tutti.
Dal 1999, sono state create più di 50'000 cooperative in tutti i settori dell'economia, e il tasso di disoccupazione è passato dal 15,2% del 1998, al 6,4% nel 2012, il che equivale alla creazione di 4  milioni di posti di lavoro. 
Il salario minimo mensile è passato dall'equivalente di 16 dollari del 1998, a 330 dollari nel 2012, vale a dire un incremento di oltre il 2'000%. Quello venezuelano è salario minimo più alto dell'America Latina.
Nel 1999, il 65% della forza lavoro percepiva il salario minimo. Nel 2012 soltanto il 21,1% dei lavoratori è a questo livello di retribuzione.
L'orario di lavoro è stato ridotto a 6 ore giornaliere e 36 settimanali, a parità di retribuzione.
Il debito pubblico è passato dal 45% del PIL nel 1998 al 20% nel 2011 e il Venezuela si è ritirato dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.
Nel 2012 il tasso di crescita del Venezuela è stato del 5,5%, trai più alti al mondo, e il PIL pro capite è passato da 4'100 dollari nel 1999, a 10'810 dollari nel 2011.
I Venezuela offre un supporto diretto al continente americano maggiore di quello degli Stati Uniti. Nel 2007, Chávez ha speso 8'000 milioni di dollari in sovvenzioni, prestiti e aiuto energetico, contro i soli 3'000 milioni dell'amministrazione Bush, e la creazione di Petrocaribe nel 2005 permette a 18 Paesi dell'America Latina di acquistare petrolio scontato fino dal 40% al 60%.
Per la prima volta nella sua storia il Venezuela dispone di satelliti propri ed eccelle nel campo della tecnologia spaziale, tutto il territorio è ricoperto da internet e telefono.
La creazione dell'ALBA ha gettato le basi per un progetto di integrazione e sviluppo sociale in tutta l'America Latina e grazie al CELAC i paesi latinoamericani si sono resi sempre più indipendenti da USA e Canada. 
Oltre a tutti questi meriti sociali quasi esclusivamente interni al Venezuela, Chávez si è battuto contro tutte le guerre di aggressione imperialiste, dall'Afganistan alla Libia, ed è stato un personaggio cardine nel processo di pace in Colombia, il cui ruolo fondamentale è stato riconosciuto, con tanto di ossequi, dal presidente colombiano Santos.

Mi sono concentrato soprattutto sugli aspetti sociali interni al Paese, non ho citato tutte le vittorie e tutte e riforme, ma solo quelle che mi sembravano più significative o di cui ho trovato dati affidabili. In realtà i successi sono ancora maggiori.

Viva Venezuela! 
Viva il Comandante Chávez! 
Viva il Socialismo!


Amedeo Sartorio, consigliere comunale a Brione sopra Minusio per il Partito Comunista della Svizzera Italiana (Partito Svizzero del Lavoro), febbraio 2014.